Il migliaccio napoletano è uno dei dolci più iconici della tradizione partenopea. Con il suo legame indissolubile al Carnevale e alla Pasqua,
rappresenta una delle delizie più apprezzate durante il periodo di transizione tra l’inverno e la primavera. Una torta a base di semolino e ricotta,
che nel corso dei secoli ha mantenuto la sua popolarità in tutta la Campania, soprattutto a Napoli e Sorrento.
Le origini del migliaccio: un dolce medievale
Il termine “migliaccio” deriva dal latino miliaccium, che indicava un pane tradizionale preparato con il miglio. Questo ingrediente antico
è stato sostituito nel tempo dalla semola di grano duro, dando vita alla versione più conosciuta del dolce. La sua ricetta risale addirittura al Medioevo,
quando veniva preparato con il miglio per poi evolversi nel tempo.
Oggi, il migliaccio napoletano si prepara soprattutto il martedì grasso, per celebrare il Carnevale, ma anche in occasione della Pasqua,
diventando così un simbolo di fine inverno. Sebbene la sua preparazione possa variare da famiglia a famiglia, il migliaccio è tradizionalmente
un dolce morbido e ricco di sapori, grazie all’uso di ricotta, semolino, e aromi come il limoncello o i fiori d’arancio.
Il migliaccio in altri libri di cucina
Numerosi libri di cucina raccontano storie diverse del migliaccio, a dimostrazione della sua adattabilità e della ricchezza delle tradizioni gastronomiche locali.
In molti testi storici, ad esempio, non si fa uso della ricotta, un ingrediente che è diventato fondamentale solo nel corso del tempo.
Nel libro La Cucina Napoletana di Jeanne Carola Francesconi, edito dal Mattino, la ricetta del migliaccio è descritta come una “torta di semolino dolce”
e non prevede l’uso della ricotta, ma si arricchisce invece con l’uva passa. Un’altra versione senza ricotta si trova nel libro Doce Doce –
La Pasticceria Napoletana di Marotta, mentre nel famoso Frijenno Magnanno di Luciano De Crescenzo, il dolce è presentato come un “migliaccio di semola per Carnevale”,
privo anch’esso di ricotta.


Un dolce personalizzabile
Ogni famiglia partenopea conserva una propria ricetta del migliaccio, tramandata di generazione in generazione.
Come spesso accade con i dolci della tradizione, non esiste una ricetta “originale” universale, ma ogni variante
è un riflesso delle preferenze familiari. Alcuni arricchiscono il dolce con uvetta o frutta secca, mentre altri preferiscono
il suo sapore più semplice, senza aggiungere ingredienti extra.
Quando ero piccola, una delle mie varianti preferite era quella di mangiarlo freddo, dopo che si era riposato per un po’.
Un modo innovativo per gustarlo era tagliarlo come se fosse un panino e farcirlo con Nutella: il risultato era incredibile!
Provatelo, vi assicuro che non rimarrete delusi.
Un dolce che racconta storia e tradizione
Il migliaccio non è solo un dolce, ma una vera e propria rappresentazione della storia e delle tradizioni di Napoli. Il suo legame con il Carnevale e la Pasqua lo rende un piatto che unisce le persone in un periodo di festa e convivialità.
La preparazione, come ogni piatto tradizionale, può essere un’occasione per mantenere vive le radici culturali ma anche per creare nuove varianti e interpretazioni moderne, proprio come nel caso del migliaccio al cioccolato, una golosa evoluzione che potrebbe essere la prossima tendenza.In sintesi, il migliaccio napoletano è un dolce che racconta non solo di ingredienti semplici, ma anche di un legame profondo con le tradizioni locali.
È un piatto che, pur evolvendosi nel tempo, conserva intatta la sua essenza: quella di un dolce da condividere con chi amiamo, in occasione delle festività che più rappresentano la fine dell’inverno e l’inizio della primavera.
Artusi e le sue quattro versioni di migliaccio
Un aspetto curioso e interessante riguarda il famoso Manuale di Cucina di Pellegrino Artusi,
che nel suo libro raccoglie ben quattro diverse versioni del “migliaccio”, ma nessuna di queste fa riferimento a quello napoletano.
Le sue ricette, infatti, appartengono a diverse tradizioni regionali italiane, da quelle romagnole a quelle toscane.
Artusi, uno dei più grandi esponenti della gastronomia italiana, descrive il Migliaccio di Romagna, un piatto che si distingue per l’uso
di ingredienti come il sangue di maiale, mandorle, cioccolata e miele, un dolce ricco e complesso, simbolo delle celebrazioni legate alla macellazione del maiale.
Le sue ricette di migliaccio, pur essendo distanti dalla versione napoletana, ci danno un’idea della varietà e della ricchezza delle tradizioni culinarie delle regionali italiane.
Nel suo libro troviamo anche il Migliaccio di Farina Dolce, chiamato anche “Castagnaccio”, preparato con farina di castagne,
e il Migliaccio di Farina Gialla, una versione più semplice ma altrettanto gustosa, a base di farina di mais, uvetta e pinoli.
Nonostante il migliaccio napoletano non sia incluso tra le sue ricette, le varianti proposte da Artusi arricchiscono il nostro
panorama culinario, dimostrando la versatilità del termine “migliaccio” in tutta Italia.





Comm”avuote e comme ‘a ggire, sempe buono,