Taralli: storia, varianti e ricette dal cuore del sud italia

Taralli

Nel panorama della cucina tradizionale italiana, pochi snack raccontano il territorio quanto i taralli. Diffusi e amatissimi ovunque, trovano le loro radici più autentiche nelle regioni del Sud: Puglia, Campania, Basilicata e Calabria. Questi anelli croccanti, nati da ingredienti semplici e da una necessità contadina, oggi sono sinonimo di convivialità e artigianalità. Ogni regione ne custodisce una variante, con peculiarità che riflettono la storia e le risorse del luogo.

Origini e significato: il tarallo tra storia e leggende


Nessuno conosce con certezza l’etimologia del termine “tarallo”. Alcuni la fanno risalire al latino “torrère” (abbrustolire), altri al greco “daratos”, che significa pane. Diverse anche le teorie sulla nascita: in Puglia si narra che, durante il Quattrocento, una madre in tempi di carestia impastò farina, olio, sale e vino bianco per sfamare i figli. In Campania, invece, il tarallo nacque nel Settecento, quando i fornai napoletani utilizzavano gli scarti della pasta del pane aggiungendo sugna e pepe.

Taralli pugliesi: semplicità e fragranza


Ingredienti:

500 g farina 00

150 ml olio extravergine d’oliva

125 ml vino bianco secco

100 ml acqua

Sale q.b.

Semi di finocchio (facoltativi)

Preparazione:

Disponi la farina a fontana sul piano di lavoro e versa al centro olio, vino, acqua e sale.

Aggiungi le spezie, se desideri, e impasta fino a ottenere un composto elastico.

Forma dei cordoncini di circa 1 cm di spessore e 6-8 cm di lunghezza, poi chiudili ad anello.

Porta a bollore una pentola d’acqua salata e cuoci pochi taralli alla volta finché non salgono a galla.

Scolali e falli asciugare su un canovaccio, poi infornali a 170°C per 45 minuti su una teglia oliata, fino a doratura.

Croccanti e friabili, i taralli pugliesi accompagnano alla perfezione un bicchiere di vino, olive, formaggi o salumi.

Taralli napoletani: gusto deciso e mandorle croccanti


Ingredienti:

500 g farina 00

150 g sugna (strutto)

100 ml acqua

15 g lievito di birra

Pepe nero macinato

200 g mandorle tostate

Sale q.b.

Preparazione:

Sciogli il lievito in acqua tiepida.

In una ciotola, mescola farina, sugna, sale, pepe e il lievito sciolto.

Lavora l’impasto finché risulta omogeneo, poi crea dei cordoni spessi da intrecciare a due a due.

Disponi sopra le mandorle intere premendole leggermente.

Lascia lievitare i taralli per circa due ore.

Inforna a 180°C per 35-40 minuti fino a renderli dorati e fragranti.

Questi taralli, chiamati “‘nzogna e pepe”, raccontano l’anima autentica dei forni partenopei. Il contrasto tra pepe e mandorla li rende unici.

Taralli della Basilicata: la tradizione contadina dell’otto


In Basilicata, il tarallo prende spesso la forma di un otto. Un tempo i contadini lo portavano infilato alla cintura, pronto da sgranocchiare nei campi. La versione più tipica si trova a Latronico.

Ingredienti:

500 g farina di grano tenero (meglio se di Carosella)

Lievito madre

Acqua q.b.

Sale

Preparazione:

Impasta farina, lievito madre, acqua e sale.

Dopo una lunga lievitazione, crea strisce che annoderai a forma di otto.

Cuoci in forno a 180°C fino a ottenere una croccantezza intensa.

I taralli lucani si distinguono per la rusticità e l’assenza di grassi aggiunti.

Taralli calabresi: dolcezza e tradizione


In Calabria i taralli spesso si preparano dolci, specialmente nel periodo pasquale. Una delle versioni più amate è glassata al limone.

Ingredienti:

500 g farina

4 uova

100 ml olio evo

100 g zucchero

Scorza di limone

Lievito per dolci

Preparazione:

Impasta tutti gli ingredienti fino a formare un panetto liscio.

Forma taralli, poi cuoci in forno a 180°C per 25-30 minuti.

Una volta raffreddati, puoi glassarli con zucchero a velo e succo di limone.

Dolci, profumati e perfetti con un caffè, questi taralli raccontano la dolce anima della Calabria.

Taralli: un patrimonio del gusto tutto da scoprire


Che siano intrecciati, a otto o classici, i taralli restano un prodotto profondamente legato alle radici del Sud. Salati o dolci, con il vino o con il caffè, continuano a raccontare una storia di ingegno popolare e sapori sinceri. E se proprio non riesci a scegliere tra pugliesi, napoletani, lucani o calabresi… assaggiali tutti!

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